Il caldo e la siccità stanno compromettendo la stagione delle olive. Facciamo attenzione all’olio importato.

Si prospettano perdite del 30 e anche del 40 per cento nella campagna olivicola sarda, fortemente penalizzata dall’anomalo andamento climatico e dall’attacco di fitopatie, con l’ulteriore rischio–beffa, secondo Coldiretti, di perdite di mercato e di fidelizzazione del cliente a vantaggio di oli provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente.

ulivo_facile_1“Fino a luglio l’annata si preparava per essere ricordata come una delle migliori – spiega l’olivicoltore della Coldiretti Gavino Fois -. L’estate-autunnale e l’inizio di autunno-estivo hanno invece rovesciato le previsioni. Le temperature miti e l’umidità d’estate sono state terreno fertile per la mosca delle olive, mentre le temperature alte autunnali e la siccità hanno fatto il resto non consentendo lo sviluppo delle olive, giunte a maturazione sottosviluppate. Tradotto in numeri significa un raccolto inferiore rispetto alle aspettative di circa il 35 – 40 per cento”.

“Abbiamo rinviato la raccolta in attesa della pioggia che ci potrà consentire di recuperare in qualità – continua il produttore di Alghero -. Per questo la speranza è che continui a piovere come ci dicono le previsioni meteo, perché dai parassiti riusciamo a difenderci, la battaglia contro il clima è invece persa in partenza non avendo armi per contrastarlo”.

“L’irrigazione – prosegue sulla stessa linea il collega Salvatore Sanna di Ittiri – non ci consente infatti di sopperire all’assenza della pioggia. Riesci a tamponare fino a un certo punto, poi serve l’acqua naturale che crea il microclima ideale per lo sviluppo delle piante. Le precipitazioni di queste ore sono una manna dal cielo, anche perché gli olivi pur essendo in forte sofferenza sono piante che si riprendono molto velocemente”.

olive-nuovaL’annata olearia quest’anno sarà pessima a livello mondiale. Le perdite di olio di oliva, secondo i dati riportati dalla Oil World, dovrebbero attestarsi intorno al 17 per cento, per effetto del dimezzamento dei raccolti in Spagna (che mantiene comunque il primato mondiale) ma anche del forte calo in Italia dove è appena iniziata la raccolta che dovrebbe confermare il secondo posto nonostante una riduzione del 30 per cento.

“In queste situazioni – è la preoccupazione del presidente regionale della Coldiretti Battista Cualbu – il rischio è che il mercato europeo dell’olio di oliva, con consumi stimati attorno a 1,85 milioni di tonnellate, rischia di essere invaso dalle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza. Un rischio che riguarda soprattutto l’Italia che è il principale importatore mondiale di olio per un quantitativo pari a 460mila tonnellate. Per tutelare consumatori e produttori e non compromettere l’immagine dell’olio italiano – evidenzia Cualbu – occorre evitare che venga spacciato come Made in Italy olio importato.

“Per questo – continua il direttore regionale della Coldiretti Luca Saba – occorre applicare le importanti modifiche alla disciplina introdotta dalla legge salva olio approvata nel febbraio 2013 sotto il pressing della nostra Associazione che contiene misure di repressione e contrasto alle frodi e di valorizzazione del vero Made in Italy, ma che ancora oggi è inapplicata”.

Il consiglio della Coldiretti ai consumatori è di verificare con attenzione l’etichetta dove, anche se spesso nascosto nel retro della bottiglia ed in caratteri minuscoli, deve essere riportato la scritta “ottenuto da miscela di olio comunitari od extracomunitari” se non si tratta di olio italiano al 100 per 100. Oppure di scegliere una delle 43 designazioni di origine riconosciute dall’Unione Europea e che garantiscono l’origine italiana.

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